Melania: PG chiede conferma ergastolo

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Prima udienza a L’Aquila del processo d’appello a Salvatore Parolisi, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della moglie Carmela Melania Rea. Il processo, nonostante la richiesta di Parolisi di renderlo pubblico, si sta svolgendo a porte chiuse. Prima dell’ingresso in aula il fratello di Melania, Michele, ha ribadito: ‘Vogliamo la verità, la giustizia, in primo grado tutto questo è arrivato ma non perché cercassimo un colpevole qualunque, volevamo il colpevole ed è stato trovato in Salvatore Parolisi”. Michele ha poi chiuso dicendo che “le indagini hanno portato a lui, le alternative sono state battute e si ritorna a lui. Ci aspettiamo la stessa condanna anche in secondo grado”. Dopo la relazione dei giudici del collegio sulla situazione del processo, la difesa presenterà istanze preliminari e richieste di nuove perizie, possibilità di cui potranno avvalersi anche la Procura e la Parte Civile. “Abbiamo affrontato un processo in primo grado nel quale l’accusa ha portato una ricostruzione dei fatti, un movente che, grazie anche all’attività istruttoria fatta dal giudice e proposta dalla difesa, è stato totalmente respinto dal giudice – ha spiegato l’avvocato Biscotti, uno dei legali di Parolisi -. Lo stesso ha poi fatto una propria ricostruzione. Oggi ci troveremo a contrastare punto per punto quella che è stata la ricostruzione del giudice, proprio per dimostrare, così come abbiamo fatto in primo grado, l’infondatezza dell’ipotesi accusatoria. Riga per riga dimostreremo come la ricostruzione fatta dal giudice è fantasiosa e non aderente ai fatti e ai dati emersi durante il processo”. Intanto il procuratore generale, Romolo Como, ha chiesto la conferma dell’ergastolo per Salvatore Parolisi e delle aggravanti che sono crudeltà, minorata difesa e vilipendio del cadavere senza le quali la Corte non potrebbe tecnicamente confermare l’ergastolo . Per il procuratore, regge l’impianto accusatorio che ha portato alla condanna al carcere a vita dell’ex caporalmaggiore anche se le motivazioni scritte nel giudizio di primo grado restano carenti